21 ottobre 2006

La stampa e Cupra

Guardate un po cos'ho trovato sul quotidiano.it (per trovare la pag dell'articolo "originale" basta cliccare sul titolo....

Povera Villa Bugiardini - Non è liberty, quindi la si distrugga.
di Pier Giorgio Camaioni


La presenza – parziale e sconclusionata, è vero – di tutti gli altri stili architettonici primo ‘900 ( modernista cubista nazionalista tradizionalista costruttivista monumentalista funzionalista ) ai torvi politici e ai raffinati palazzinari di Cupra non basta. Villa Bugiardini sparisca. Non serve. Utilizziamola ancora un po’ come deposito di cantiere e discarica calcinacci, poi, quando i palazzi-cannibali che già la accerchiano e la oscurano saranno ri-finiti, facciamola del tutto sparire in una notte.
La stessa sorte delle pinete che ne ossigenavano i dintorni. O della macchia mediterranea che ha fatto posto all’autostrada ciclopedonale. Come la fine che farebbero le scuole del centro quando il fantasticato “polo scolastico” menocchioso ne liberasse le appetitissime aree fabbricabili (non servirà neanche uno straccio d’accordo-di-programma ). (…)
C’è ancora qualcuno che pensa che Cupra sia bella? Non si poteva mitigare il forsennato oscurantismo edilizio, non muragliare di cemento il paese alto, non scavare impercorribili sottopassi a “T”, non abbattere dignitosi ex consorzi agrari per metterci alveari umani e benzine, non fortificare campi da tennis, non innalzare palazzoni con feritoie e facciate dai ritmi sbagliati e pretenziose balconate-abitabili, costosi come suite a Montecarlo, non piazzare le due caserme-vacanza quasi sulla spiaggia del lungomare nord? (…)
Noi, che venendoci poco credevamo che Cupra (il nome l’aiutava) fosse una pallida eccezione nella tormentosa e inquinata riviera, non possiamo capacitarci. Ma quando sparirà anche Villa Bugiardini (neanche il nome l’aiuta) e, dopo questa, qualche altro gioiello di famiglia, ancor più Cupra si presenterà devastata e sola, come la peggiore periferia di una qualsiasi tristanzuola città d’Elbonia. Amara disillusione. Chiamatela non più Cupra ma CUPA.


venerdì 20 ottobre 2006, ore 15:32

13 commenti:

Anonimo ha detto...

mi viene da piangere...
pensando cosa faranno poi della zona dietro Villa Vinci (che sarà trasformata in una piacevole facciata a uno scempio urbanistico) e alla lottizzazione dei terreni davanti al cimitero che inquineranno il paesaggio tra S. Andrea e Marano.
Cupra prenderà sempre più l'aspetto di una periferia suburbana, con gente che vi torna solo a dormire e per di più con più della metà del paese fatto di seconde case che resteranno disabitate per la maggior parte dell'anno.
una Ghost Town

maratthan ha detto...

cupa lo è già, basta farsi un giretto la sera,in questa stagione (ma anche a settembre va bene) verso le 8 per le vie non proprio del centro per ritornare in un attimo ad atmosfere che sembrano fissate immobili nel tempo. un po di nebbiolina (poca a dir la verità è solo umidità), le luci tremolanti dei lampioni..ma quello è un cupo che ci piace...

Anonimo ha detto...

si viste.... ce vedeme!!

padre massimo ha detto...

un paesaggio che adoro malinconico e sereno...
il vero problema è che tutti ci guardano e poi... vedono il misero stato del nostro paesello la stessa news l'ho trovata anche su http://www.sambenedettoggi.it/2006/10/24/povera-villa-bugiardini/
la nostra storia viene da lontano, dai piceni... siamo sicuri che sia davvero questa la fine giusta?
pax et bonum

Nikolai Stravrogin ha detto...

La nostra storia inizia con i Piceni, ma viene da ancora più lontano. Il mitico popolo degli Asili, partiti da Askalon in Palestina e passando per Cipro, nel X secolo avanti Cristo continuarono la migrazione marittima verso Occidente e scelsero di colonizzare le nostre terre perchè fertili e ricche d’acqua, rigogliose di vegetazione e con una costa che ricordava loro la patria natìa.

Nel sottosuolo di Cupra Marittima giace una storia millenaria, ma non serve tornare così tanto indietro. Basti pensare a quanto è cambiato nel giro di due generazioni il nostro stile di vita, il paesaggio, i rapporti umani. Per questo non si può prescindere, se si vuol discutere di ciò che sta accadendo a Cupra Marittima, da una visione più vasta della nostra storia, come Cuprensi, come italiani, come generazione degli ultimi arrivati, i cosiddetti “ giovani”.

Per poter fare qualcosa per la propria terra bisogna amarla ed amarla significa essere coscienti di appartenere ad essa, alle sue tradizioni, alla sua storia.

Chi era Gregorio Possenti? Che cosa sono quelle mura in rovina vicino ai camion parcheggiati da Toto? Quanti cuprensi morirono nella prima guerra mondiale? Come nacque la “Cera di Cupra”? Il corpo di San Basso è imbalsamato o si mantiene elastico per miracolo divino? Perchè il martedì dopo Pasqua si dice che “se va a ppassà l’acque”? Come si balla il salterello?

Vorrei sapere chi s’è mai posto queste domande. Probabilmente nessuno. E sapete il motivo? E’ semplice: perchè non ce ne frega un cazzo. Sono cose che non ci appartengono, che non fanno parte del nostro immaginario se non incoscientemente, di striscio. Sono costumi, usanze, miti e ricordi che hanno un senso forse per alcuni nostri nonni, magari per qualche nostro genitore. Ma per noi rimangono inerti come vecchi cocci da vetrina di museo.

Noi “giovani” (putroppo, al momento, non so trovare un’altra definizione che sia meno vaga), con il nostro immaginario fatti di cartoni animati giapponesi, serie televisive americane, videogames, merendine, siamo lontani dai nostri nonni e padri non 50 anni, ma 50 milioni di anni. Non ne faccio alcuna colpa, anch’io mi commuovo rivedendo vecchie sigle televisive. Siamo i nipoti del boom economico e i figli di Mtv.

Per poter discutere ed eventualmente fare qualcosa per Cupra bisognerebbe confrontarsi con le vecchie generazioni che, oggettivamente, rappresentano la maggioranza della popolazione. Purtroppo ciò è compromesso dal fatto che il dialogo risulta impossibile per la mancata condivisione di un immaginario comune e dalla mancata partecipazione ad eventi popolari comuni ( a meno che non si tratti di magnate agrratis, tra l’altro manifestazioni sempre più rare).

Eppure ripensandoci può essere che abbiamo molte piu cose in comune di quanto si pensi. Forse chi si stupisce dello stato catatonico di Cupra, attiva solo nella “furia cementificativa”, non tiene conto di un particolare.
Vi propongo un gioco: se andate in Piazza della Libertà troverete il negozio di un noto pastificio dove in vetrina sono esposti i prodotti tipici della nostra zona. La domanda è: che oggetti vedete tra una confezione di maccheroncini e un liquore “Sibilla”?

Io ci ho visto ( e spero che non sia cambiata) un casco da football americano e una gigantografia di New York. La domanda sorge spontanea: ma che cazzo c’entrano?
Io m’aspettavo di trovarci una falce per tagliare il grano o magari una foto di Campofilone degli anni ’50. Toh, magari la prima macchina usata per fare i maccheroncini ormai arrugginita.

Nessun mistero, caro Maranhattan, a quanto pare la nostra storia è stata stravolta e con essa il nostro orizzonte futuro. Sogniamo di vivere negli Usa. Siamo convinti di vivere negli Usa. Identifichiamo i nostri usi e costumi con quelli della terra promessa a stelle e striscie. E questo ideale di paesaggio e di stile di vita di accomuna tutti, giovani e vecchi ormai.
Dieci anni fa si andava a bere alla cantina o a mangiare all’agriturismo. Oggi si va a bere al Wine bar e a mangiare alla Country House.

Per questo, Maratthan, ti faccio i complimenti per la scelta del nick, che mai fu più appropriato. Solamente mi permetto di farti un appunto: la battuta su di una Cupra futura come una “piccola, piccola, piccola New York, solo col mare più bello” non è ironico. Il tono del tuo intervento non è ironico. E’ l’involontario riconoscimento dell’orizzonte mentale che ci accomuna tutti, volenti o nolenti, coscienti o incoscienti.

Putroppo però “un popolo non può scegliere tra vari stili di vita: o vive conforme al proprio, o non vive”, diceva Ortega y Gasset.

E se è questo il nostro sogno di Cupra futura, sottoprodotto del capitalismo di provincia, non abbiamo alternative: o lo riconosciamo e lo accettiamo, oppure non viviamo, ci sentiamo stranieri nella nostra stessa terra, fantasmi senza radici nelle giornate d’autunno.

Aspettando che fra quarant’anni, laddove un giorno fumavano gli altari alla Dea Cupra, ci aprano uno scintillante casinò per andare ad omaggiare Mammona con la nostra inesistente pensione.


MULTA RENASCENTUR

Nikolai Stravrogin ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
maratthan ha detto...

caro nikolai,
bello il tuo intervento, bello e significativo, e anche (permettimi di dirlo) impegnativo.
rispondo brevemente (almeno ci provo):
1) la vetrina del noto pastificio in piazza credo sia dedicata ad un nuovo negozio del medesimo pastificio apero di recente nella grande mela (credo) o cmq una cosa simile...
2) l'esterofilia si sa, è una "malattia" tutta italica ormai da molto tempo.E' stata forse una risposta all'inadeguatezza di tanti nostri governanti non so... Io da par mio sono sempre stato un americanofilo, tuttavia so distinguere 2 culture, 2 stili di vita, 2 modi di pensare. Non è da scegliere fra meglio e peggio, ma fra ciò che è più vero per noi.
3) ammetto che il mio post come il mio nick si prestano ad equivoci..l'ironia è (almeno nelle intenzioni) di quelle sarcastiche, ciniche se vuoi, di quelle che accettano "la sconfitta" con un sogghigno sulla bocca (non so se si capisce)
4)"noi giovani"...beh noi giovani siamo quello che hai detto tu, è normale. Ma è anche vero che qui, anche se in pochissimi siamo noi a discutere di errori, malcostumi, storture o semplici cazzate fatte dai nostri "vecchi". Poi beh...come si dice? "la cerqua non po fa le merarange".
5)spero che continuerai a contribuire allo sviluppo di 63012, magari qualcosa d'interessante salterà fuori anche da questo piccolo blog. see you

Anonimo ha detto...

Nikolai quando parla dell’importanza storica di Cupra ha ragione, non ha ragione secondo me, quando cerca di attribuire la colpa della situazione attuale a questi famigerati “Giovani Cuprensi”, perché, i “non giovani” si interessano di Cupra e delle sue origini?..Sono in pochi veramente pochi..I cartoni giapponesi non li trasmettevano solo a Cupra…. La cultura Americana, ha fatto danni anche altrove.. ma allora perché la situazione di Cupra è così differente dagli altri paesi limitrofi?.
Certo è indubbio che la cultura moderna sta facendo perdere, in molti casi,importanti tradizioni locali.., ma il problema “Cupra”.. non si esaurisce così, non si può esaurire così.
Come dice Maratthan le cerque non fa le melarange.
Che fanno i nostri "padri" in più di "noi giovani" per cupra? Secondo me Cupra ha avuto l'anima di un "paese" solo fino a quando si abitava nel vecchio incasato di Marano e c'erano al più qualche villino, il consorsio agrario(ve lo ricordate?) e la piazza , alla marina.
In seguito, complice anche lo sviluppo di un paese relativamente recente, si è arrivati alla situazione attuale di disinteresse.
Nella maggior parte degli altri paesi della costa adriatica marchigiana, s’è creato uno spirito, un sentire comune, e tutto ciò che ne consegue ( interesse per il proprio paese e sua frequentazione), grazie anche ad una tradizione marinara, che qui non c’è stata in maniera forte.
Cupra è sul mare ma ha avuto da sempre una forte vocazione agricola, spingendo forse le persone ad un maggiore isolamento.
In definitiva secondo il mio modesto parere il problema non è generazionale, ma socio-urbanistico.
La soluzione al disinteresse generale per le sorti del nostro paese, non la so, e sinceramente mi pare difficile cambiare le abitudini delle persone, ciò non significa tuttavia che bisogna arrendersi, l’importante è provare a fare qualcosa, e questo blog è un tentativo apprezzabile.

maratthan ha detto...

alla fine non credo che sia un problema di chi ha ragione e chi no. Sono ragionamenti, dietrologie se volete, ma cmq validi. I perchè di solito sono sempre molteplici. Ognuno a seocnda della propria sensibilità ne individua alcuni, meglio così...c'è da lavorare su più fronti.;-)

Nikolai Stravrogin ha detto...

Il mio precendente intervento era volutamente impegnativo, ho l’impressione che per troppo tempo il dibattito su Cupra e i sui “mali” sia stato poco incisivo o sbrigativo. I canali “tradizionali” per discuterne sono il “Giornalino Cupra”, in cui la maggior parte degli articoli si concludono con una battuta dal tono “cerchiobottista”, o il guest-book di Cupramarittima.net, dove l’immagine di Cupra rimane invaribilmente quella di un’Arcadia fiorita e felice. Per questo vi ringrazio per la possibilità che mi offre questo blog, che ha la fondamentale caratteristica di permettere la replica ad interlocutori attenti e sinceramente interessati al destino di Cupra.

1. Riguardo al famigerato pastificio in piazza, se non ricordo male la vetrina precedente all’attuale esponeva un vecchio telefono di fattura anglosassone ed un allestimento decisamente “British”, che non aveva niente a che vedere con i prodotti alimentari della nostra terra. Per questo credo quindi che il riferimento a questo particolare sia significativo e non casuale.
Il problema comunque non è la cultura americana in sè. Senza la cultura anglosassone personalmente non avrei avuto il Jazz, il Football, Michael Cimino e Martin Scorsese, Melville y Stephen King, e potrei continuare per molte ore.
Il problema è il modo indiscriminato in cui le coscienze degli italiani hanno assunto una cultura estranea alla lora tradizione e imposta forzatamente dall’esterno, perchè propagandata in maniera massiccia dalla televisione e dalla pubblicità.

2. Non ho mai parlato di meglio o peggio, e sono d’accordo sul fatto di dover scegliere ciò che è più vero per noi. Fernando Pessoa diceva che l’unica realtà sono i sentimenti. E ciò che è vero per noi è una realtà del territorio trasfigurata da certi modelli e “sfigurata” dalla pretesa di volerli imitare indiscriminatamente, secondo i dettami di certa mitologia modernista, tutta fondata sul mito del progresso ad oltranza, del guadagno facile, dell’egoismo più scosiderato. E’ un modello di sviluppo che per troppo tempo si è considerato come progresso, al punto di alterare il senso estetico e il valore che si attribuisce alla stessa idea di “qualità di vita”.
E se tu affermi di saper riconoscere le differenze tra le due culture (come se non fosse una sola ormai, quella globalista) , non lo credo per molta altra gente. Per questo ritengo che la mentalità dei palazzinari compaesani e dei loro proseliti è la stessa che chiama Car-Wash gli autolavaggi. Alienazione linguística che rispecchia l’alienazione mentale.

3. Apprezzo l’analisi socio-urbanistica di Sante Caserio, di cui bisogna assolutamente tenere conto.
Però sinceramente non vedo questa “unicità” della situazione cuprense rispetto al resto di una qualsiasi cittadina della provincia italiana. Per non andare troppo lontano, San Benedetto da trent’anni sfoggia uno skyline da brividi, con due file di hotel davanti al mare e una pretesa di diventare una “nuova Rimini” finita con i prezzi sparati alle stelle e la fuga del patron Gaucci in Messico. Casomai ci sarebbe da stupirsi del contrario, di come cioè si sia riusciti per così tanti anni a preservare le colline cuprensi dalla speculazione e a mantenere, bene o male, un aspetto relativamente armonico del paese, nonchè quei pezzi di spiaggia libera e non lottizzata (putroppo ancora per poco) che ci invidiano in molti nella riviera adriatica (anni fa ho visto una ex-prof di SBT parlarne con gli occhi lucidi).
C’è da chiedersi allora se forse proprio l’isolamento di Cupra e l’immobilismo o il menefreghismo dei suoi cittadini e dell’amministrazione non sia stato un fattore di controllo nell’applicazione di quel tipo di mentalità di cui parlo. E’ un processo di degradazione comune che è andato a rilento e che adesso sta esplodendo. Per questo ne stiamo discutendo e ce ne allarmiamo.
Ma ho ancora un’altro dubbio: siamo proprio sicuri che la maggioranza dei cittadini cuprensi se ne freghi di Cupra? Chi va a votare da più di vent’anni sempre per lo stesso Torquati non è che sia disinteressato alle sorti di Cupra, tutt’altro. In realtà c’è molto interesse “su” Cupra e non “per” Cupra. E’ una mentalità da bottegai, da contadini arricchiti, senza un minimo di umiltà. Per loro è più vero immaginare una Cupra come metropoli dormitorio, avulsa dal proprio contesto paesaggistico-sociale-culturale. E questo perchè semplicemente non sarebbero capaci ormai di immaginarne un’altra. Chi sta mettendo “le mani sulla città” non è interessato ai servizi per la comunità , una cencia di piscina comunale e una biblioteca accessibile, nè agli eventi popolari, perchè l’attaccamento ad una tradizione presuppone la partecipazione della comunità e la gratuità dell’impegno di ciascun cittadino alla sua organizzazione.

4. “Le cerque nen po fa le melarance”. Che significa? Se ci troviamo tutti d’accordo su questo punto, prendiamo atto del fatto che c’è continuità tra le generazioni solo nella ripetizione degli errori passati e nella convizione che non ci sia niente da fare. Questo tipo di fatalismo ricorda sempre una sorta di lavaggio delle mani. Secondo me, per chi ne ha la capacità intellettuale, è arrivato il momento di farsi un esame di coscienza e di smettere di scaricare le proprie colpe sulle spalle dei padri. Che ognuno si assuma le proprie responsabilità, almeno che si faccia al 50 per cento, mi sembra più ragionevole e meno ipocrita.
“Se non ci hanno insegnato ad amare e rispettare la nostra terra non è colpa nostra”. Scusate, ma chi credete che sia la vecchia generazione? Per me sono i miei nonni e i miei genitori. E non credo, nonostante tutti i loro umani difetti e sbagli a volte anche gravi, che siano delle cerque.
E forse la colpa più grossa che potrei imputare ai vecchi è stata propria quella di averci fatto credere che Cupra fosse una realtà immobile. Quasi magica. Che fosse un luogo privilegiato in cui vivere. Nel farci credere in questa presunta unicità di Cupra, nel bene e nel male. E a noi in fondo ci andava bene così.

E’ sconfortante pensare, dal tono di certi commenti, di quanto siamo rassegnati allo stato delle cose. A maggior ragione in questo preciso momento storico, quando la generazione dei più giovani (che con ironia la si denomina “famigerata”, quando invece è formata da soggetti in carne ed ossa tra i venti e i trentacinque anni), per la prima volta dopo decenni si ritrova a fare i conti con un impoverimento oggettivo del tenore di vita e a prospettive lavorative allarmanti, nonchè al confronto con un’immigrazione straniera che non ci metterà tanto ad adattarsi ai nostri stessi modelli.

Scusate se mi sono dilungato, spero che il blog continui a crescere nella sua opera di denuncia e dibattito.

maratthan ha detto...

grande Nikolai.
innanzitutto fammi dire che sono davvero contento del dibattito che si sta sviluppando. finalmente qualcuno che ne parla "in pubblico"! sui punti che precisi poi vorrei dire una cosa: credo che più o meno siamo tutit d'accordo, le differenze che esprimiamo sono (per lo meno nella maggior parte dei casi) di forma e non di sostanza. e vivadio che è così. credo fortissimamente nell'incontro di teste pensanti e che da quest'incontro possa nacere qualcosa di buono.
Vero quello che dici: per un buon 90% chi scrive car wash sull'autolavaggio ha lo stesso imprinting (passatemi il termine) mentale dei palazzinari. - I miei distinguo sono abbastanza snobbistici lo ammetto: per me usare una parola inglese è un'operazione mirata e cosciente, soprattutto facente riferimento all'immaginario pop che ci ha invaso negli '80...-
L'unicità di Cupra ta forse in un fatto (o magari in due): l'enorme potenziale sprecato che altri paesotti non hanno, e il fatto che non c'è davvero una linea programmatica, non c'è mai stata. SBT nella sua tronfia ottusità un'idea di "come vorrebbe essere" ce l'ha - e lasciamo perdere che quest'idea è assomigliare a rimini bleah - Grottamare all'incirca pure. Cupra no. In più, le Grotte non si differenzia da Cupra per palazzine (e palazzinari), anzi, però a mio avviso, gli accorid di programma tornano più utili alla comunità. Tutto qui.
L'immobilismo ci ha forse preservato finora. adesso che il soldo scarseggia stiamo sprofondando,proprio ora che dovremmo tirarci su le maniche paghiamo anche lo scotto dell'immobilismo e della cattiva gestione. Un cane che si morde la coda in pratica.
Con la cerqua non po fa le merarance intendevo dire che sarà difficile che qualcosa cambi a partire dai giovani. E' una frase lapidaria che lascia il tempo che trova vero, ma rende bene l'idea. vedi ho notato una cosa. Tutti questi appartamenti a Cupra chi li compra? in genere 50enni come investimento, da lasciare ai figli. Insomma si sta parlando di economia domestica. E i figli sono cresciuti dentro quest'economia. e poi il tutto porta a vantaggio loro (hanno 1 casa in più). Pensare che qualcuno sia pronto a rinunciare alla possibilità di guadagnare facendo lottizzare le proprie terre è abbastanza ridicolo. Allora qual'è la soluzione? credo che il blog sia qui anche per questo.
La rassegnazione - inutile negarlo - c'è, e credo sia normale. Però è evidente anche che se io, tu e altri, ci prendiamo la briga di star qui a discutere, spendendo tempo e "fatica", c'è anche una -seppur flebile - speranza. o cmq almeno la voglia di fare. Va bene così, ognuno con le sue idee, ma almeno capaci ei metterci attorno ad un tavolo (anche se virtuale) a discutere. Se la partecipazione aumenta magari si può passare anche alle vie di fatto. no?

maratthan ha detto...

P.S.

più si partecipa più il blog cresce e se vuoi collaborare attivamente (quindi mettere post ecc) non hai che da chiedere...

Anonimo ha detto...

"E’ una mentalità da bottegai, da contadini arricchiti, senza un minimo di umiltà. Per loro è più vero immaginare una Cupra come metropoli dormitorio, avulsa dal proprio contesto paesaggistico-sociale-culturale."...nikolai, qua, m'hai tolto le parole di bocca. Forse nel mio precedente post ho esagerato nel generalizzare riferendomi a i nostri "padri", quelli che io chiamavo "le cerque",sono quei tipi di persone a cui tu fai riferimento in questa frase.Tornando poi, al paragone con S.Benedeto, sono grossomodo d'accordo con la considerazione di marhattan, anche se,bisogna dirlo, S.Benedetto negli anni 60, ERA una "nuova rimini".
Tuttavia il paragone che facevo con gli altri paesi, oltre che riferirsi ad un aspetto puramente urbanistico,(infatti tu parli di skyline), faceva riferimento anche all'aspetto sociologico.. quello che io chiamo " l'anima ", del paese, o meglio il solito "sentire comune", quello che a cupra non c'è.
Nessuno nasconde che a S.Benedetto ci siano i Palazzinari..anzi, ce ne sono di veramente grandi, ma prova a pensare se a SBT il sindaco decidesse di costruire chessò io, attorno al ex-Gil o abbattere l'ex-Gil..( il paragone con la nostra villa Bugiardini ci può stare) i sambenedettesi si mobliterebbero.. ne sono certo, come hanno fatto daltronde recentemente, per protestare( hanno bloccato la stazione) , contro i ritardi nel recupero dei tre marinai affondati ,ahimè, con il loro peschereccio. In conclusione, prendendo ancora come esempio San Benedetto, c'è tra le due realtà una diversa cultura civica, e bisogna dirlo, una amministrazione, più competente, che non fa solo gli interessi dei costruttori, ma è capace di adattare una struttura come l'ex- Gil a sede universitaria.. con i vantaggi che possiamo immaginare.